Indicazioni pratiche per un avere buon ambiente d’ascolto

Suono, Stereofonia, Set up ed acustica ambientale

Dove e come collocare un sistema di riproduzione sonora che mira all’alta qualità? Che dimensioni, che forma dovrebbe avere la sala che lo ospita?

Un ambiente riflettente (ovvero piuttosto vuoto) è più o meno indicato di uno assorbente (ovvero molto arredato)?

È importante il trattamento acustico?

 In questo articolo, rispondendo a queste domande, cercheremo di fornire indicazioni operative.

La trattazione sarà semplice, solamente preceduta da pochi, necessari elementi teorici riguardanti la stereofonia e il comportamento del suono in un ambiente chiuso.

Tuttavia l’argomento, piaccia o meno, è … decisivo, D E C I S I V O, per il risultato finale, cioè per il livello di qualità sonora ottenuta.

L’ambiente d’ascolto, ovvero quello spazio-tempo che sta fra diffusori ed ascoltatore è l’ultimo anello d’interconnessione della catena audio, è il passo più critico, quello dove, ancor oggi, vengono commessi gli errori più pesanti, tecnicamente significativi, alcune volte madornali, quello dove le distorsioni assumono valori di ordine superiore!

Questo fondamentale aspetto della riproduzione sonora può essere ignorato?

Esattamente come non considerare di tirare via l’indice e il pollice che sorreggono la capocchia del chiodo un istante prima che il martello li colpisca!

Non conosco nessuno che ascolta il suo sistema audio o che utilizza il proprio sistema audio-video all’aperto, in un campo o in un’aia. In genere tutti preferiscono gustarselo da seduti, sotto un tetto, circondato da mura e su di un solido pavimento.

La forma, le dimensioni della stanza, la posizione dei diffusori e del punto d’ascolto fra queste mura, è, per il suono, più determinate degli stessi componenti la catena audio.

Ogni stanza ha una sua caratteristica impronta sonora che deriva dal comportamento di risonanze e riflessioni al suo interno, dal suo grado di assorbimento acustico e dal suo livello di isolamento verso l’esterno.

Le Risonanze

 Il suono è energia che, immessa in un ambiente chiuso, dopo averlo pervaso, decade, in parte   assorbita al suo interno ed in parte perché fuoriesce.

Ma, mentre permane, si organizza in “accumuli di frequenze” che cercano di “sopravvivere”, di durare più a lungo, a discapito di altre, manifestandosi in modo eclatante in certi luoghi della stanza (lì dove la pressione sonora è più forte: tipicamente gli angoli e la mezzeria delle pareti).

La concentrazione in mucchietti dell’energia sonora avviene per aree di frequenza tipiche per ogni ambiente in funzione della sua forma e delle sue dimensioni.

L’energia che ristagna nella regione delle basse frequenze da luogo ad un fenomeno sonoro molto comune chiamato con un termine che ben visualizza ciò che accade al suono: “melma acustica”, ovvero scarsa articolazione, scadente intelligibilità, confusione.

Quando l’accumulo di frequenze è energico e molto concentrato in precise aree da luogo al boom risonante, una specie di rombo che pervade la stanza quando il sistema audio riproduce certi passaggi musicali a bassa frequenza.

Ma ciò non basta.

Poiché, com’è noto, nulla si crea e nulla si distrugge, se l’energia a certe frequenze diviene più intensa e permane più a lungo, significa che altre ne vengono svuotate.

Le frequenze risonanti drenano energia dalle non risonanti, fino a dar luogo a cancellazioni!

Tutto ciò ha pesanti influenze sul bilanciamento tonale, ma soprattutto sulle dinamiche e sull’accuratezza sonora.

Ogni ambiente chiuso ha risonanze proprie. Non ne esiste uno che non le abbia!

Anche la stanza con pareti non parallele le ha!  Con la forma e le dimensioni della stanza cambia la distribuzione dell’energia sonora risonante al suo interno.

I migliori ambienti per la stereofonia hanno dimensioni tali per cui le risonanze sono ben distribuite nello spettro sonoro (ad es. 7 x 5 x 3 m.), non si sommano fra loro ed hanno energia contenuta. Hanno pianta rettangolare ma, soprattutto, sono “grandi” (sopra 35 m²).

In questi ambienti già un minimo trattamento acustico ben fatto garantisce un suono d’eccellenza.

E se non si dispone di ambienti così fortunati?

Si può fare riproduzione sonora in modo accurato anche in sale piccole o irregolari a patto però di effettuare un ragionato trattamento acustico ed un puntuale set-up del sistema diffusori-punto d’ascolto, dopo aver acquisito un sistema di riproduzione adeguato alle caratteristiche acustiche di uno specifico ambiente.

Per poter suonare in modo soddisfacente è necessario avere l’opportunità di posizionare diffusori e postazione d’ascolto nei punti della stanza dove sia possibile ottenere la migliore immagine sonora unitamente alla più equilibrata distribuzione delle risonanze a bassa frequenza. Il suono infatti è condizionato in modo determinante dalla distanza dei diffusori dalle pareti e dal loro orientamento rispetto l’ascoltatore come lo è dalla distanza che il punto d’ascolto intrattiene con la parete ad esso retrostante.

Ogni stanza ha un suo set-up privilegiato che va ricercato con cura attraverso prove ed errori e/o con l’aiuto di test strumentali o di esperti.

È inoltre molto importante avere la parete dietro i diffusori disponibile per il trattamento acustico.

Delle pareti di una stanza che ospita un sistema di riproduzione stereofonico, è certamente la più influente, soprattutto ai due angoli ed al centro. Avere la facoltà di occupare queste posizioni con congegni acustici a larga banda che lavorano sulla pressione sonora come i DAAD o con risonatori variabili come Volcano, Polifemo e Halifax, offre la possibilità di affrontare in modo efficace il problema delle risonanze e della melma acustica, migliorando nettamente ogni aspetto sonoro.

Le Riflessioni

 Le riflessioni possono essere utili o dannose. Dipende dal … tempo, anzi, dai tempi!

Un suono parte dai diffusori per arrivare all’ascoltatore. E’ il cosiddetto suono diretto: non subisce riflessioni ambientali.

Contemporaneamente lo stesso suono esce dai diffusori, ma va a rimbalzare su una o due pareti per poi giungere al punto d’ascolto dopo pochi rimbalzi sulle pareti. ancora carico di energia e con pochissimo ritardo rispetto a quello diretto (entro il periodo di “fusione del suono”).

Lo stesso suono, uscito dai diffusori, contemporaneamente subisce un ulteriore destino: giungere all’ascoltatore dopo molti rimbalzi e quindi con un più ampio ritardo rispetto al diretto (dopo il periodo di “fusione del suono”).

Infine, il medesimo suono prodotto dagli altoparlanti, in un ambiente molto grande, può arrivare all’ascoltatore con un ritardo così ingente da essere percepito come un suono distinto, come una eco.

Abbiamo grossolanamente evidenziato che, in un ambiente chiuso, un impulso sonoro arriva all’ascoltatore in quattro “periodi” differenti. Due di questi danno luogo ad aspetti positivi; due negativi.

Positivi: suono diretto e riflessione multipla.

Negativi: riflessioni precoci (quelle che hanno subito uno o due rimbalzi) ed eco.

È lapalissiano che il suono diretto sia un aspetto positivo…. come è chiaro che l’eco non sia un aspetto acustico consono all’ascolto musicale (soprattutto con certa musica) e che quindi sia da combattere.

Ma perché le riflessioni precoci sono negative, mentre quelle che temporalmente si collocano fra esse e l’eco non lo sono?

Perché i suoni riflessi che entrano nel periodo di “fusione del suono” disturbano la stereofonia, mentre quelli che giungono più tardi assommano al suono diretto una confortevole sensazione di spazialità.

La stereofonia è un inganno perpetrato ai danni del nostro cervello contando sul fatto che quest’ultimo è incapace di percepire come distinti due suoni che gli arrivano in un lasso di tempo inferiore ai 25/30 millisecondi, fondendoli in uno unico (periodo di “fusione del suono”).

Due suoni di pari intensità emessi contemporaneamente da due diffusori davanti un ascoltatore posto al centro non verranno riconosciuti come tali, ma come uno solo proveniente dal mezzo. Sarà spostato più a destra quando il diffusore di destra suona più forte o a sinistra se sarà quest’ultimo ad emettere il suo suono con maggiore intensità.

In fondo la stereofonia sta quasi tutta qui!

Sottili ritardi temporali e di intensità rendono possibile quella magia che è la creazione, lì davanti all’ascoltatore, di un palcoscenico sonoro virtuale, di immagini sonore quasi tangibili.

Questi equilibri risiedono nella registrazione, nel suono diretto.

Le riflessioni precoci, cioè quelle che arrivano all’ascoltatore entro 25/30 millisecondi dal suono diretto, disturbano il gioco stereofonico fra i canali provocando un problema (distorsione a pettine) alla fedele percezione del messaggio musicale registrato.

La distanza dei diffusori dai muri perimetrali, quando significativa, riduce questo fenomeno (che scompare se il percorso diffusore-rimbalzo/i-ascoltatore è superiore ai 9 metri).

Perciò, in ambienti di dimensione piccola o media, il trattamento acustico diviene importante.

In una stanza con due diffusori, con un pavimento, un soffitto e 4 muri perimetrali esistono 12 punti di riflessione primaria. Due a pavimento, due a soffitto, due per ogni muro laterale, due a quello retrostante i diffusori, due su quello antistante i diffusori.

Considerando i diffusori come sorgente, è possibile individuare con sufficiente approssimazione questi punti in una stanza utilizzando semplici stratagemmi geometrici (tecnica dell’allineamento ottico: si pone una striscia di materiale riflettente, tipo carta stagnola, lungo la parete sulla quale si desidera individuare il punto di riflessione primario; seduti al punto d’ascolto, utilizzando una torcia, si punta il fascio di luce sulla striscia riflettente facendolo “scorrere” fino a che la luce riflessa non illumina lo speaker; quello è il punto di prima riflessione). Una volta individuati, sarebbe necessario intervenire selettivamente in questi punti con prodotti capaci di assorbire e diffondere le medie ed alte frequenze.

Il trattamento delle riflessioni precoci è tuttavia meno complicato di quello delle risonanze e, in certi casi, può essere effettuato anche con prodotti non specifici.

Ad esempio, librerie aperte prive di vetri o ante o tende mediamente pesanti e molto increspate sono adatte per il trattamento delle riflessioni dietro il punto d’ascolto o, con certa tipologia di diffusori, anche di quelle laterali. Ma in genere, per le riflessioni perimetrali sono ideali specifici dispositivi come i DAAD 2 e gli ECODAAD.

L’ intensità delle riflessioni a soffitto può essere parimenti ridotta tramite pannelli piani o congegni specifici di altra forma, mentre quella a pavimento vengono parzialmente attenuate dalla presenza di un tappeto piuttosto corposo.

INDICAZIONI OPERATIVE

Dimensioni e forma della stanza

Le stanze migliori hanno pianta rettangolare possibilmente dai rapporti dimensionali non coincidenti. Le peggiori sono quelle con pianta ad “L”. In queste è opportuno disporre i diffusori ed il punto d’ascolto in modo particolare, a volte inusuale, da studiare caso per caso.  La stanza quadrata è sfavorevole a causa dei rapporti dimensionali coincidenti che possono dar luogo a intensi fenomeni di melma acustica e boom risonante.

Le stanze irregolari non offrono preventivi vantaggi sul piano della distribuzione delle risonanze. Possono avere un’acustica adeguata alla riproduzione delle basse frequenze, oppure no!  Dal punto di vista della collocazione al loro interno di un sistema stereofonico però, spesso pongono problemi alla corretta ricerca della simmetria del fronte sonoro.

Le stanze grandi creano meno problemi e, in genere, offrono migliori risultati rispetto agli ambienti piccoli sia per una migliore distribuzione delle risonanze, che per un più vantaggioso rapporto fra energia sonora precocemente riflessa e quella che giunge successivamente all’ascoltatore, sia per le più ampie “possibilità di movimento” al fine di ottenere un puntuale set-up diffusori-punto d’ascolto.

Gli ambienti ampi sono certamente ideali per la riproduzione della musica sinfonica e corale.

Gli ambienti piccoli sono adeguati ai gruppi con pochi elementi come nella musica acustica, per certo jazz e per il rock.

Tuttavia ogni stanza, regolare od irregolare, grande o piccola che sia, tende a superare i propri limiti anche spaziali se viene opportunamente trattata acusticamente.

Gli ambienti privi di gravi problemi iniziali, offriranno performances sonore di livello top se trattate acusticamente anche in modo minimale, mentre quelli che nascono affetti da problemi di scarsa intelligibilità, pochezza armonica, limitata dinamica, necessiteranno di un trattamento acustico mirato e significativo.

Le sale spoglie suonano in modo peggiore di quelle piene di mobili, librerie, divani, poltrone, quadri, tappeti. In genere gli ambienti molto riverberanti offrono un suono “abbagliato”, ovvero eccessivo in gamma medio alta ed alta e con basse frequenze confuse.

L’ambiente molto assorbente offre, al contrario un suono “medioso”, quasi ovattato, goffo, nei casi più estremi. Dei due, il secondo, se non si eccede, è forse più “sopportabile”.

Un buon ambiente d’ascolto non dovrebbe essere né troppo assorbente né troppo riflettente.

Il tempo medio di decadimento di un battito di mani dovrebbe aggirarsi su 0,4 sec., potendo a stare più alto in caso di riproduzione di musica classica o più basso nel caso della riproduzione di musica rock.

Tuttavia il dato sul decadimento medio rischia di essere scarsamente significativo se non correlato con un buon equilibrio fra le varie aree di frequenza. Ad esempio, un ambiente le cui pareti fossero interamente ricoperte di spessa moquette, avrebbe bassi tempi di decadimento alle alte frequenze (zona di assorbimento selettivo delle superfici assorbenti piane) e più lunghi tempi di decadimento alle basse frequenze (area dove la moquette nulla può). Anche con buoni dati di decadimento medi, questa stanza avrà un riverbero tendente al cupo, all’ottuso e al gonfio, niente affatto corretto per l’ascolto musicale.

Mansarde

Frequentemente la mansarda è una buona occasione per la creazione di una sala d’ascolto dedicata.

Sempre cercando la simmetria del fronte sonoro, in mansarde con il soffitto a falda spiovente, i diffusori vanno disposti nella parte più bassa, poiché questa è in grado di “caricarsi” più facilmente di pressione sonora, mentre il punto d’ascolto va disposto nella parte col soffitto alto al fine di sfruttarne il più ampio campo riverberato.

In quelle con soffitto a “capanna” la disposizione dei diffusori e del punto d’ascolto segue il criterio della simmetricità.

Il trattamento acustico delle mansarde è concettualmente molto semplice: le risonanze vanno aggredite là dove c’è la minor distanza fra pavimento e soffitto e al colmo dei soffitti (sia a capanna che a falda), ovvero nei punti dove c’è la maggior pressione sonora, con dispositivi acustici a larga banda di alta qualità come i DAAD. Le riflessioni vanno trattate mediante l’applicazione di ECODAAD nei punti di prima riflessione a soffitto in modo da creare una sensazione virtuale di maggiore altezza nella zona dei diffusori.

Pavimenti e soffitti

I soffitti, come le superfici laterali, influenzano il suono. Sarebbe utile trattarli con pannelli acustici o altri prodotti specifici oggi in commercio, ma spesso questa operazione è avversata da ragioni estetiche.

Un soffitto alto è più adatto ai riverberi della musica sinfonica o corale.

Un soffitto basso si sposa meglio…. con le pressioni sonore necessarie alla riproduzione del rock.

I soffitti a volta sono particolarmente perniciosi: fungono da lente acustica convergente.

Il pavimento che preferisco è quello in legno. Quello che meno prediligo è in marmo (estremamente riflettente), ma anche quello ricoperto da moquette, con il suo assorbimento selettivo in una stretta fascia di alte frequenze, sarebbe da evitare.

Un tappeto fra diffusori e punto d’ascolto ha qualche utilità, anche se non può essere considerato alla stregua di un trattamento acustico. Toglie un poco di riverbero ad alta frequenza. Non ha influenza sulle basse.

Pareti

A mio parere, più sono rigide e spesse e meglio è, sia per le basse frequenze che per ragioni di isolamento acustico.

Quelle in carton-gesso, se non montate a regola d’arte, vibrando, “sporcano” il suono.

Le superfici delle pareti dovrebbero essere diffondenti, ovvero essere fatte da superfici “mosse”, non lisce. Oppure dovrebbero vedere un’alternanza di materiali. Ad esempio: la parete dietro il punto d’ascolto potrebbe essere rivestita da pietre sfaccettate, mentre le laterali potrebbero essere ricoperte con listelli di legno che si alternano all’intonaco o a tratti rivestiti in stoffa.

Nelle stanze dove non sia possibile adottare queste soluzioni, è comunque utile “movimentarle” con quadri (senza vetro) o con librerie aperte possibilmente disposte in modo simmetrico rispetto al fronte sonoro.

La simmetria della forma e dell’arredamento della stanza è importante principalmente nella parte che sta ai lati e di fronte all’ascoltatore; non è strettamente necessaria alle sue spalle.

La parete più importante per la qualità del suono è quella dietro ai diffusori. Trattarla con prodotti specificamente ideati per migliorare le performance acustiche di una stanza è sempre un investimento…. di qualità.

IL SET-UP DIFFUSORI PUNTO D’ASCOLTO

Non si presta mai la necessaria attenzione sulla collocazione del punto d’ascolto: ha la stessa importanza di quella dei diffusori!

È il punto di ricezione il cui spostamento determina variazioni nell’equilibrio tonale. Va collocato considerando che più ci si allontana dal muro retrostante, più aumenta il campo riverberato alle spalle dell’ascoltatore e più diminuisce l’intensità dei bassi profondi (che non necessariamente coincide con l’intensità dei bassi “sentiti”), mentre le alte frequenze divengono meno pungenti ed aggressive, più rifinite e docili (per effetto della minor energia delle riflessioni precoci che rimbalzano alle spalle del punto d’ascolto).

È sconsigliato tenere la posizione d’ascolto privilegiata attaccata alla parete retrostante.

Generalmente anche i diffusori non vanno tenuti accostati alle pareti a meno che non siano stati progettati per funzionare in questo modo. Ad esempio le Klipschorn sono speakers concepiti per stare negli angoli. Tuttavia la maggioranza dei diffusori ama essere posta ad una certa distanza dalle pareti limitrofe.

Ne esistono numerosissimi tipi: grandi e piccoli; da pavimento o da stand; dinamici a cassa chiusa o muniti di condotto reflex; mono-via od a due, a tre, a quattro vie; bipolari o omnidirezionali. Chi più ne ha, più ne metta!

Esistono poi infinite forme e volumetrie di stanze.

Ogni tipologia di diffusore necessità di un accurato set-up diverso per ogni stanza.

Le formule magiche o le “regolette” generiche, anche quando dettate dallo stesso costruttore degli speakers, hanno frequentemente scarsa valenza pratica.

Il posizionamento dei diffusori è un fatto determinante per il suono: è una operazione custom, da farsi lì, sul posto!

Si può partire da alcuni concetti generici (regola dei 3/5, ad esempio), eseguire dei test strumentali può essere d’aiuto, ma infine saranno accurate sedute di ascolto a stabilire il posizionamento più raffinato del sistema di altoparlanti (e del punto d’ascolto).

In stanze regolari, i diffusori debbono distare in modo simmetrico dalle pareti di fondo e dalle laterali, possibilmente evitando la stessa misura (ma non è sempre cosi) ed equidistanti dal punto d’ascolto principale in una configurazione a triangolo equilatero o isoscele non troppo accentuato (dipende dall’intensità delle riflessioni laterali).

In stanze irregolari in cui non sia possibile applicare ciò, il concetto di riferimento da utilizzare rimane quello dell’equidistanza fra diffusori e punto d’ascolto.

Porte, finestre e tende

Infissi: pesanti, solidi, che non vibrino!

Se possibile è meglio evitare di mettere i diffusori vicino ad una porta.

L’utilizzazione di finestre munite di vetri acusticamente isolanti è senz’altro da incoraggiare: oltre a far passare meno suono al di fuori della sala, garantisce una maggiore impenetrabilità dei rumori in senso inverso, creando così le condizioni per un miglior rapporto segnale-rumore.

(Nota a margine: il rapporto esistente fra il livello della musica riprodotta e quello del “rumore di fondo” è un dato “pesante”, importante per determinare la qualità dell’ascolto.   Lo sanno bene coloro che frequentano le manifestazioni cosiddette Hi-End di oggi, dove il brusio di fondo è così intenso e la separazione acustica degli ambienti d’ascolto così scarsa, da impedire la percezione della qualità vera di ciò che si è andati a sentire, la quale in gran parte risiederebbe nelle sonorità che emergono di poco dal silenzio – Un modo per capire la qualità di un sistema di riproduzione è proprio la valutazione della presentazione dei piani sonori che stanno più sullo sfondo e di lato, al di là della centralità e delle intensità del primo, la loro nettezza, la loro accuratezza, ovvero la micro dinamica di un sistema di riproduzione, cioè quello che alle fiere hi-fi non è più possibile sentire! ).

L’eventualità di usare tende a scopo acustico davanti alle finestre, va valutata in base al riverbero presente in ambiente.

Comunque, in genere, è preferibile usate tende molto increspate (che offrono un assorbimento più equilibrato).

Per togliere il riverbero che proviene da un ambiente limitrofo alla sala d’ascolto tramite una apertura (ad esempio: un arco) che li connette, quando non sia possibile chiuderla con un serramento, una tenda pesante (tipo cinema) potrà dare risultati accettabili.

Mobili

Divani e poltrone assorbono a bassa frequenza e, in genere, non producono vibrazioni moleste. Riflettono o assorbono le alte frequenze in rapporto alla superficie che li riveste.

In una sala d’ascolto sono sempre da preferire librerie prive di sportelli o vetri, ripiene di libri e dischi. Da evitare la presenza di armadi e vetrine. Anche se quando si ascolta ciò non si percepisce, in genere vibrando sporcano il suono.  Se indispensabili, è necessario ridurne al massimo le vibrazioni mediante semplici accorgimenti tampone (piccoli cunei fra vetro e telaio, pezzi di feltro nel punto di battuta degli sportelli, ecc.), evitando inoltre di disporli negli angoli (dove tendono a tremare più forte per azione della maggior pressione sonora lì presente).

Per la loro disposizione nella stanza vale il concetto già espresso poco sopra sulla simmetria

destra-sinistra, soprattutto dal punto d’ascolto in avanti (semplificando: ciò che l’ascoltatore vede stando seduto equidistante dai diffusori a destra e sinistra della linea di mezzeria che attraversa il suo punto d’ascolto).

Posizione delle elettroniche

La questione è molto dibattuta. A mio parere le fonti ed il preamplificatore andrebbero tenuti alla parete laterale in una posizione arretrata rispetto alla posizione d’ascolto; il finale invece fra i diffusori, su un supporto basso. Con questa configurazione sono necessari dei cavi di interconnessione piuttosto lunghi fra preamp e finale. Tuttavia ne permette di più corti fra finale/i e diffusori. Talvolta, con ampli non “correntosi” uniti a diffusori con impedenze molto tormentate, ciò può essere estremamente vantaggioso. Ritengo valida anche la collocazione di tutte le elettroniche fra i diffusori in posizione bassa ed arretrata rispetto agli stessi.

Stanno … nell’immagine sonora, ma c’è il vantaggio delle connessioni più corte possibili.

Sconsigliabile la disposizione delle elettroniche su supporti alti vicino ai diffusori.

Trattamenti acustici

Su cento stanze, sono circa un quinto quelle fortunate che possono suonare dignitosamente utilizzando solamente l’arredamento esistente. Sono quelle con indovinati rapporti dimensionali, con il giusto grado di riverbero e che, assieme a ciò, ospitano un sistema di riproduzione adeguato e ben posizionato al suo interno.

Un intervento acustico mirato anche minimo potrebbe ulteriormente migliorarle in termini di risoluzione, microdinamica ed immagine sonora. Tuttavia, anche senza, sono in grado …. di “rendere sufficiente giustizia” alle qualità sonore del sistema di riproduzione che ospitano. Non è fatto da poco!

Il restante 4/5 di stanze non ne è capace!

Sistemi stereofonici dalle altissime prestazioni potenziali frequentemente sono installati in ambienti non adeguati che, per diventarlo, avrebbero necessità di interventi acustici più o meno intensi e di set-up più idonei.

In queste situazioni un sistema audio di alto livello, in termini di qualità sonora, non esprime nemmeno il 50% di quanto potrebbe.

Gli interventi acustici possibili oggi si dividono in attivi e passivi.

La correzione attiva consiste nella creazione e nella utilizzazione di filtri digitali “inversi” che si sommano al segnale musicale sottraendo alla fonte le componenti in eccesso.

È un sistema già noto dalla fine dello scorso secolo e che, sostanzialmente, non ha attecchito nel mondo dell’hi-end. Utilizzato soprattutto nel caso di trattamento dei boom risonanti a bassa frequenza, è una correzione che sta sul percorso del segnale in grado di ridurre l’energia dei picchi risonanti a discapito della trasparenza ed al prezzo di qualche artefatto da dover sopportare. Tuttavia è utile in presenza di importanti problemi alle basse frequenze e la si può adottare nel caso si utilizzi una fonte digitale.

I trattamenti di tipo passivo si realizzano tramite elementi acustici da sistemare nella stanza d’ascolto appesi o appoggiati al pavimento. Alcuni agiscono sulla velocità del suono. Altri, come i DAAD, sulla pressione sonora.

I primi hanno forma piatta e spessore variabile. In genere assorbono le medie, medio-alte ed alte frequenze, non le basse. Molti di questi, per un corretto utilizzo, necessitano di uno studio acustico strumentale specificamente dedicato all’ambiente su cui intervenire.

Gli elementi che funzionano sulla pressione sonora invece, essendo efficaci a banda larga non hanno bisogno di uno studio specifico, ma vanno disposti in ambiente nei punti a maggior pressione sonora. Sono più costosi.

Quelli che agiscono sulla velocità del suono cambiano il bilanciamento tonale. Quelli che lavorano sfruttando la pressione sonora, agiscono sulla dinamica, sull’articolazione delle basse frequenze e sulla presentazione spaziale oltre che alla diffusione dell’energia sonora nella stanza.

I trattamenti acustici di tipo passivo non stanno nel percorso del suono diretto.

Mogli e mariti, compagne e compagni.

Quasi tutto quanto detto sino a qui è inapplicabile se la compagna (nel caso di audiofilo-uomo) o il compagno (nell’ancora rarissimo caso di audiofilo-donna) è contraria/o all’adozione dei suesposti, banali provvedimenti atti a far rendere al meglio il costoso sistema di riproduzione audio e/o audio-video comprato spesso dopo soverchi sacrifici.

Visto da questo punto di vista, quindi, la/il coniuge, il/la compagno/a, è il fattore

DETERMINANTE per godere in santa pace di buona musica riprodotta.

Credo che la passione per l’audio sia stato un fatto generazionale che principalmente ha colpito chi vide la luce fra gli anni ’50 e ’70 del ventesimo secolo.  Non che in precedenza di audiofili non ne fossero nati! Ma si trattò di pochi pionieri. Come in numero esiguo furono gli appassionati appartenenti alle generazioni dei più giovani!  Il grosso l’hanno fatto i cinquanta/settantenni di oggi, la cui passione sboccio fra il 1970 e il 1990.

Secondo me è con loro che l’hi-end arriverà a destino.

Di acqua ne è passata sotto i ponti! Il mondo è cambiato ed anche quello dell’audio non è stato da meno. Mutando è avvizzito, ma forse, in qualche modo, può andare avanti per altri tre o quattro lustri. Tuttavia si continua a giocare con l’hi-fi come si faceva trenta anni fa, scambiando gli apparecchi, aggrovigliandosi nei cavi!

È giunta l’ora che il gioco diventi più complesso, stimolante e divertente

Perché non ambire al risultato più elevato affrontando una volta per tutte la complessità delle interazioni fra diffusori ed ambiente d’ascolto?

Caro audiofilo che come me sei arrivato alla soglia degli “s-anta” ….. provaci, che il tempo passa. Punta al risultato musicale che, in fondo, hai sempre desiderato, liberandoti finalmente dagli orpelli, dalle sovrastrutture mentali, dagli impacci pratici.

Ascoltare meglio la musica può essere ancora una occasione foriera di grandi soddisfazioni.

Credici ancora. Buone note

Italo Adami, 2015.

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Suono Aspro

L’hi-fi è un mondo affascinante, ma difficile. E’ un luogo ad alta complessità dove convergono numerosi fattori di incertezza. Molti componenti da interfacciare, la connessione fra sistema e contesto, la relazione fra sistema, contesto cultura e sensibilità  di colui...